
(Hamza Boccolini) - Trasformare l’Arabia Saudita in una potenza finanziaria regionale e riducendo drasticamente la dipendenza dall’entrate petrolifere. È questo l’obiettivo del programma di sviluppo “Arabia Vision 2030” approvato ieri dal Consiglio dei ministri presieduto da re Salman riunitosi ieri a Riad. Il piano verrà attuato dal Consiglio degli affari economici presieduto dal vice erede al trono Mohammed Bin Salman, principale promotore delle riforme economiche. L’ipotesi di una stagnazione al ribasso dei prezzi petroliferi, il rientro nel novero delle economie internazionali dello storico nemico Iran, ma soprattutto il rischio di una destabilizzazione del paese a causa di una crisi economica endemica – nel 2015 il paese ha registrato un deficit record di 98 miliardi di dollari - stanno spingendo l’Arabia Saudita ad una radicale riforma della sua economia e dei suoi settori chiave. Gran parte delle risorse verranno tratte dalla vendite del 5 per cento della Compagnia statale petrolifera Aramco, la più importante azienda energetica al mondo, ad oggi di fatto di totale proprietà della Corona. Il valore della società è stimato in 100 mila miliardi di dollari e anche una vendita infinitesimale in azioni di alcune divisioni potrebbe fare entrare risorse fresche nella ormai stagnante economia nazionale. "Ci auguriamo che i cittadini lavoreranno insieme per raggiungere Arabia Vision 2030” ha dichiarato re Salman ai microfoni dei giornalisti in una breve conferenza stampa , sottolineando che quello approvato è “un piano che porterà sviluppo in tutti i settori e in tutte le zone del paese”. In un’intervista rilasciata all’emittente saudita “al Arabiya”, il principe Mohammed Bin Salman ha rivelato i punti chiave del nuovo programma che mira a ridurre la dipendenza dalle entrate petrolifere, ad oggi superiore al 90 per cento, e ad attivare nuovi settori economici su esempio dei vicini Emirati arabi uniti. Come primo passo il programma “Arabia vision 2030” prevede la concentrazione dei vari fondi di investimento sauditi in un unico Fondo sovrano con un capitale di 2.500 miliardi di dollari, il cui obiettivo sarà quello di possedere il 3 per cento di partecipazioni dei principali Fondi di investimento internazionali. Il provvedimento prevede una lunga serie di progetti non solo in campo economico ma anche sociale e di sviluppo finalizzati a preparare il paese ad una nuova fase, quella post-petrolifera. Il programma è diviso in tre differenti capitoli: “il boom economico”, “la società vitale”, “il paese e le sue ambizioni”. Il primo descrive le varie misure per rilanciare i principali settori dell’economia saudita, il secondo spiega le ricadute positive sulla società che vedrà un aumento dell’occupazione giovanile e anzitutto femminile, offrendo ampio spazio all’iniziativa privata. Infine il terzo capitolo rivela gli obiettivi di lungo periodo dell’intera nazione e la sua trasformazione da attore sostanzialmente regionale a protagonista dei mercati internazionali. In campo energetico Riad intende sviluppare il comparto delle fonti alternative e rinnovabili, sviluppando anche risorse minerarie presenti sul territorio come oro, fosfato e uranio. L’obiettivo nel lungo periodo è aumentare le esportazioni di prodotti non petroliferi, che dovrà passare dall’attuale 16 per cento al 50 per cento del prodotto intorno lordo (Pil). In parallelo allo sfruttamento di nuove risorse alternative al petrolio, Riad punta a sviluppare anche i servizi logistici per attirare investimenti esteri, divenendo il principale erogatore regionale. Il traguardo che il governo saudita mira a raggiungere è un aumento del 3,8 per cento del Pil che condurrà il paese fra le prime 15 economie mondiali (attualmente l’Arabia Saudita è il 19mo posto). Si parla inoltre della modernizzazione delle istituzioni, con un alto impiego della tecnologia digitale per rendere maggiormente efficienti la burocrazia. Il programma approvato dal governo pone obiettivi ambiziosi per lo sviluppo della società saudita. Entro il 2020 il 52 per cento dei cittadini avrà una casa di proprietà, dato attualmente stabile intorno al 47 per cento, mentre per quanto riguarda il mercato del lavoro le riforme puntano ad aumentare dal 22 al 30 per cento l’impiego di personale femminile, crescita che dovrebbe andare di pari passo con l’aumento delle piccole e medie imprese, che contribuiranno a far diminuire il tasso disoccupazione dall’11,6 per cento al 7 per cento. Il programma propone strategie per aumentare il ruolo del settore privato dall’attuale 40 per cento al 65 per cento del prodotto interno lordo entro il 2030. "Arabia Vision 2030" prevede anche un rafforzamento del turismo religioso musulmano, avviando piani di sviluppo volti a consentire un aumento dei flussi dagli attuali 8 milioni di pellegrini all’anno a 30 milioni. Riad vuole sfruttare la sua posizione centrale nel mondo musulmano in quanto custode dei luoghi santi di Mecca e Medina, offrendo alla popolazione islamica non solo la possibilità di visitare il paese durante il pellegrinaggio. Infatti una delle riforme già presentate nelle scorse settimane e inserita nel programma di sviluppo del 2030 riguarda un nuovo sistema di visto di residenza per permettere ai cittadini arabi e musulmani di vivere per lunghi periodi nel paese. Anche nel comparto degli investimenti all’estero Riad sta mutando radicalmente la sua politica, abbandonando i finanziamenti a pioggia utilizzati fino ad oggi, agendo come finanziatore di progetti di comune interesse. Un esempio è l’impegno nella realizzazione di infrastrutture per esportare il greggio in Europa attraverso l’Egitto. Nelle scorse settimane il re saudita Salman ha annunciato la costruzione di un ponte sul Mar Rosso di 15 chilometri per collegare Arabia Saudita ed Egitto al fine di rafforzare ulteriormente i legami culturali e commerciali tra i due paesi. L’infrastruttura passerà sull’isola di Tiran, la cui sovranità dovrebbe tornare a breve ai sauditi, e sarà realizzata in parallelo a un nuovo oleodotto per portare in Egitto il petrolio “scontato” dei sauditi. Ai primi di aprile la compagnia energetica egiziana, Egyptian General Petroleum Corporation (Egpc), e Saudi Aramco, hanno firmato un contratto per le forniture petrolifere all’Egitto della durata di cinque anni volto a stabilizzare il mercato egiziano dei prodotti petroliferi. Il contratto prevede la fornitura di circa 20 miliardi di dollari in prodotti petroliferi in cinque anni, rendendo l’Arabia Saudita il principale partner energetico dell’Egitto. L'accordo concede all’Egitto un pagamento facilitato ed è l'ultimo di una serie di investimenti sauditi a sostegno dell’economia egiziana. Secondo i media sauditi, la forza trainante di "Arabia Vision 2030" è il coinvolgimento dei giovani, rappresentati dal 30enne Mohammed Bin Salman, principale promotore del progetto e considerato il volto della nuova generazione di leader del regno dove l’età media si aggira intorno ai 25 anni. Per aumentare la partecipazione dei giovani alla costruzione della nuova società saudita, il programma presentato ieri prevede una riforma del sistema di insegnamento e della formazione professionale che riguarderà le scuole e le università del regno. Il vice erede al trono saudita, Mohammed Bin Salman, nell’annunciare la messa sul mercato del 5 per cento della compagnia petrolifera nazionale “Aramco”, ha affermato inoltre che il programma di riforme è basato su un prezzo medio del petrolio di 30 dollari al barile. “Non prevediamo - ha detto - che il prezzo del petrolio possa calare al di sotto dei 30 dollari al barili di nuovo, considerato l’aumento della domanda a livello mondiale... potremmo realizzare questo piano anche con un greggio a 30 dollari, ma riteniamo che sia quasi impossibile che scenda sotto questa cifra. Il programma si può realizzare comunque con qualsiasi prezzo del greggio”. Intervistato dall’emittente “al Arabiya” il vice-erede al trono ha sottolineato che l’obiettivo dell’Arabia Saudita è “diventare un punto di collegamento tra i paesi del Golfo, Giordania ed Egitto in modo da dare vita a una grande attività e creare nuovi servizi per la logistica, come porti e aeroporti, e anche una città industriale".